Giovanna Altilia, cinquant’anni d’amore per il Catanzaro

Doveva ancora compiere dieci anni quando andò per la prima volta seguì la squadra in trasferta accompagnata da suo padre.

Avvocato di professione, classe 1963, “utilizza” il Catanzaro per aggiungere lustro e senso di appartenenza alla propria città. Giovanna Altilia è una tifosa di lungo corso, appassionata, effervescente. Non si definisce “esperta” di calcio, perché le note tecniche non sono di suo interesse. Ciò che la coinvolge è un sentimento autentico, alimentato nel tempo dal desiderio di far emergere la parte migliore della comunità. Per Giovanna la squadra di calcio diventa vettore d’orgoglio e occasione di slancio per il territorio: “Le sorti di squadra e città sono legate, sono speculari. Ricordo che quando navigavamo in bruttissime acque ne facevo un discorso di identità cittadina. Mi sentivo presa in giro, beffata, offesa, mortificata. Mi è capitato di sentirmi dire che in una città in cui non funziona niente, anche la squadra di calcio, di conseguenza, può solo andare male. Come se bisognasse rassegnarsi ad un destino già scritto”.

La sua presenza costante sugli spalti è diventata la dimostrazione della disapprovazione di un pensiero remissivo e fatalistico che negli ultimi anni è stato, in qualche modo, ribaltato da successi e conquiste meritate e significative: “In queste domeniche di inizio campionato si è visto grande fermento in città. C’è entusiasmo e una bella sintonia tra la squadra e i tifosi. Un’energia positiva che può rappresentare un trampolino di lancio per la città perché il movimento porta indotto economico, perché diventa un’occasione per stimolare le attività commerciali. Invito sempre i ristoratori e gli esercenti a non sottovalutare questo aspetto”.

Il Catanzaro è un affare di cuore. Scavando nei ricordi della sua infanzia Giovanna Altilia ci consegna un racconto intriso di affetti, di famiglia e di tenerezza. Sul legame viscerale con il papà, supporter capostipite, si è innestato quello per le Aquile quando ancora bambina ha iniziato a frequentare il Ceravolo: “Mio padre assecondava un mio interesse. Ero propensa a stare in quell’ambiente così come mi piaceva giocare a calcio in spiaggia senza sentirmi a disagio in mezzo ai ragazzi. Rispetto alle mie coetanee mi sentivo coinvolta dalle vicende sportive e loro non lo capivano. Le bambine della mia età preferivano fare altro. Non seguivo una moda. Era una scelta. Anche ai tempi del liceo, quando andavo in Curva, qualche mia amica mi seguiva solo per trascorrere del tempo con me e non perché era interessata alla squadra. Questa mia passione è durata nel corso degli anni fino anche a rafforzarsi”.

Indimenticabile la prima trasferta: “Andai con mio padre al San Paolo a Napoli. Erano i primi anni settanta, non avevo nemmeno 10 anni. Mi portò in tribuna e mi raccomandò di non esultare ma io, ovviamente, non ho rispettato l’accordo”.

Non ha mai fatto mancare il suo sostegno al Catanzaro, neppure quando era studentessa universitaria a Napoli. Sempre sedotta dall’evento della partita live: “Vado allo stadio molto prima della gara. Lì, con un gruppo di amiche, occupiamo sempre lo stesso posto in Tribuna Ovest. Qualche volta mi piace fare il tragitto da casa allo stadio a piedi da sola: è un modo per concentrarmi e per scaricare la tensione. Mi piace sedermi e osservare anche lo stadio vuoto. Mi è capitato anche di essere la prima ad entrare. In famiglia sono tutti consapevoli che quando gioca il Catanzaro ha la priorità su tutto e hanno rinunciato ai classici pranzi della domenica per poi ritrovarci la sera”.

Il “dress code” per il Ceravolo: “L’immancabile sciarpa giallorossa che qualche volta ho confezionato a mano. Da qualche anno indosso la maglia e la felpa con la scritta “Pitta, Palanca e Picatura”, frutto della ineguagliabile creatività nostrana”.

C’è anche un rito scaramantico ad accompagnare il pregara di Giovanna: “Dallo scorso anno con una mia amica abbiamo creato il duo le Gio&Gio. Per la prima di campionato, finita con una vittoria tonda per 3-0, ci eravamo fatte un selfie da pubblicare sui social. Da allora abbiamo sempre rinnovato questo rito sia se assistiamo alla partita in casa, sia in trasferta. Ed anche se seguiamo il match in TV. Ci piace credere che porti fortuna”. 

C’è un episodio molto simpatico e singolare che ha visto protagonista la tifosa Giovanna Altilia: “Nella scorsa stagione in occasione della partita con il Crotone è stata vietata la trasferta per motivi di sicurezza. Allora decisi di andare, con una mia amica, a Botricello ad aspettare la squadra lungo la SS106 e suonare la carica. È stato un modo per trasmettere la nostra energia. Quando bloccammo l’autobus sulla strada, hanno girato un video che divenne virale sui social in pochissimo tempo suscitando ilarità ma anche la preoccupazione dei miei familiari (ride)”.

A fare da contraltare a momenti così luminosi e spensierati anche tante amarezze: “Quella al Flaminio qu

ando perdemmo con la Cisco Roma è tra le peggiori. Ci bastava un pareggio per salire in C1. Eravamo tantissimi e ci speravamo tutti. La delusione fu terribile e la sentimmo addosso per giorni”.

Sul Catanzaro impegnato a disputare l’attuale campionato di Serie B: “Credo che Vivarini abbia compreso tutte le umiliazioni che noi tifosi abbiamo sopportato nel tempo. A lui dobbiamo tanto e ho piena fiducia nel suo lavoro e nelle sue scelte. Questa squadra mi appassiona. Scognamillo è il giocatore che mi entusiasma di più. Ne ho seguito l’evoluzione in questi anni in cui è stato in giallorosso. Dimostra attaccamento e rispetto. Vandeputte è insostituibile e credo che farà sempre meglio in crescendo”.

L’auspicio di Giovanna è che il tifo giallorosso sia alimentato dalla passione e dall’attaccamento da parte delle nuove generazioni: “Sugli spalti la presenza femminile è rappresentata prevalentemente da mie coetanee. Credo che le ragazze debbano scoprire il senso di appartenenza alla città e alla squadra”.

Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa

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