Andreabruna Platì, una tifosa 3.0

Ha assorbito in famiglia l’interesse per le vicende sportive del Catanzaro e indossa la sciarpa giallorossa da quando aveva undici anni.

È tra le ore passate a studiare sui libri del liceo e gli appuntamenti fissi per seguire le partite del Catanzaro che la diciottenne Andreabruna Platí esterna le sue emozioni più autentiche. Sugli spalti del Ceravolo è completamente a suo agio. Indossa la sciarpa giallorossa al collo da quando aveva undici anni: “Per me è un simbolo molto importante. È un modo per dichiarare apertamente la mia appartenenza a quei colori”.

È nato tutto dalla curiosità instillata in lei da uno zio materno e dopo la sua scomparsa Andreabruna ha sentito la responsabilità di portare avanti quella passione di famiglia trovando nella mamma una preziosa alleata: “Ho assorbito dai miei parenti l’interesse per le vicende sportive del Catanzaro. Sette anni fa ho iniziato a frequentare assiduamente lo Stadio insieme a mia mamma, che a sua volta era stata “contagiata” fin da ragazza da duo padre. Dopo qualche tempo abbiamo coinvolto anche mia zia”.

Una fede che non ha vacillato nonostante quelli fossero tempi difficili per le Aquile: “Correva l’anno 2016. Non era piacevole assistere alle partite. La squadra non giocava bene, si collezionava una sconfitta dietro l’altra e il clima che si respirava era teso. Ricordo che si contestava la Società, la Curva era vuota e il pubblico ad ogni fine gara rivolgeva fischi ai giocatori”. Pochissime le soddisfazioni per i risultati sportivi e tante le preoccupazioni per le sorti della squadra ma la giovane tifosa non ha mai voluto rinunciare a svegliarsi ogni domenica con il “nodo allo stomaco”: “L’ansia si faceva sentire fin dal mattino. Con largo anticipo, almeno un’ora e mezza prima dell’inizio del match raggiungevamo la Tribuna per occupare sempre il solito posto. Ci è sempre piaciuto assistere al pre-gara e attendere il fischio d’inizio”.

Parla al passato Andreabruna perché crescendo ha optato per qualche cambiamento: “Le abitudini sono rimaste quelle di sempre ma il legame per questi colori si è rafforzato sempre di più così dallo scorso anno ho deciso di spostarmi in Curva dove incontro amici e conoscenti con cui unisco la mia voce per tifare”. C’è da dire però che partecipare ai cori non la distrae dalle vicende del campo: “La mia attenzione ricade maggiormente sulle azioni di gioco. Durante i momenti cruciali della partita mi concentro molto e non riesco neppure a cantare”. Da due anni ha aggiunto anche l’esperienza delle trasferte: “Mi piace molto partire al seguito della squadra. Vivere le emozioni in maniera collettiva, le amplifica. Ci sono i preparativi per il viaggio, l’attesa molte ore prima. Lo stato di condivisione che si crea non è replicabile in altri contesti”.

Andreabruna Platì è la testimone diretta di pagine di storia recente del calcio catanzarese come quella dell’entusiasmante promozione in Serie B conquistata la scorsa stagione dopo un campionato sopra le righe: “Per me che avevo assistito a tanti anni di grigiore e amarezze quel traguardo ha assunto un significato molto importante. A Salerno quando Brignola ha segnato l’ultimo goal sono scoppiata in lacrime. Un’emozione troppo forte…davvero indescrivibile…”.

Ha la cameretta tappezzata di sciarpe e bandiere e non si fa condizionare dai giudizi dei suoi coetanei: “La tendenza di andare allo Stadio tra i ragazzi della mia età appartiene di più al genere maschile. È difficile trovare ragazze, soprattutto più giovani, che abbiano questa passione. Qualche volta è capitato che delle mie amiche sono venute con me a vedere le partite, soprattutto sulla scia dell’entusiasmo che si respira dallo scorso anno in città. Nella maggior parte dei casi però mi sento dire che andare allo stadio è una seccatura”.

Per Andreabruna la scelta di supportare e seguire la sua squadra trova fondamento nel desiderio di affrancare l’immagine della sua città dalle critiche negative e dalle lagne pessimiste: “Ho sempre sentito screditare Catanzaro. Io sono dell’idea che non è una brutta città dove si vive male, semplicemente non è mai stata valorizzata per come avrebbe meritato. Avere una squadra che possa rappresentarci e far vedere il vero volto di Catanzaro lo ritengo parecchio utile”.

E questa squadra non può che far gonfiare il petto d’orgoglio:
“È un gruppo di carattere che non dimostra timore reverenziale per nessun avversario. Crede in quello che fa, esprime sicurezza e grinta”.

Sul giocatore preferito non ha dubbi: “Pietro Iemmello ha conquistato un posto speciale nel mio cuore. È un catanzarese doc che indossa questi colori con grande responsabilità oltre che un giocatore esperto”. Mentre Massimo Palanca è il mito raccontato da suo papà fin da quando era piccola per cui è come se lo conoscesse bene anche se non lo ha mai visto giocare.

Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa

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