Allo stadio in tutte le fasi della sua vita: da bambina mano nella mano con il papà, poi da liceale anticonformista in Curva e oggi mamma tifosa
Vanessa Zinzi, 48 anni, terapista di riabilitazione. Tra le sue attività fin da bambina c’è quella di frequentare lo Stadio. Prima mano nella mano con il papà, da sempre affascinato dal mondo del calcio, poi, da liceale anticonformista al fianco di amici esponenti attivi del gruppo Ultras.
Oggi assiste alle partite insieme a suo figlio e a qualche amica con cui condivide l’attaccamento ai colori della squadra della sua città.
Passione è un vocabolo che non si addice molto bene per definire il sentimento che nutre verso il Catanzaro Calcio se si considera che questo tipo di emozione ha di per se un carattere di transitorietà. Per il caso di Vanessa appare più conveniente utilizzare il termine “fede”, che implica un’adesione incondizionata a qualcosa. Anni di complicate vicende societarie e risultati agonistici insoddisfacenti, infatti, non hanno scalfito il suo interesse per le Aquile: “Partite, allenamenti e contestazioni hanno scandito le mie giornate da giovane tifosa. Erano anni molto critici e non era facile rimanere in piedi sugli spalti a tifare. La mia generazione ha visto tante disfatte per questo adesso sappiamo dare il giusto valore a questo campionato di Serie B” spiega Vanessa Zinzi che sembra quasi aver cercato un contatto diretto e quotidiano con l’ambiente giallorosso scegliendo di abitare a pochi metri dal Ceravolo, in via Mario Greco, una delle arterie cittadine che introduce al quartiere Stadio tra bandiere e vessilli giallorossi: “Mi entusiasma poter sentire anche da casa mia i cori e i boati durante le partite. Sono io ad aver trasmesso a mio figlio l’amore per il Catanzaro Calcio e sono felice che lui e i suoi coetanei possano riconoscersi in una bella realtà sportiva di cui possiamo essere orgogliosi” prosegue Vanessa riconoscendo alla squadra e alla Società il merito di riscattare la città dall’anonimato e dalle carenze sociali a cui ancora oggi è condannata.
Poi fa un tuffo nel passato e aprendosi in un bel sorriso racconta: “Ai tempi in cui ero una studentessa universitaria insieme ad altri catanzaresi fuori sede partivamo da Roma per seguire la squadra in trasferta. Il mio legame per la squadra è sinonimo del rapporto stretto e viscerale con le mie origini, ed è sempre stato motivo d’orgoglio e opportunità di aggregazione e condivisione”.
Quest’ultimo è un concetto su cui Vanessa si sofferma su uno degli aspetti principali dell’appartenenza alla tifoseria organizzata: “È un’occasione preziosa per sperimentare l’unione del gruppo, la comunità di intenti, l’appartenenza. Vivi a stretto contatto con un gruppo di persone con cui affronti i viaggi alla volta degli stadi sparsi per la penisola, con cui ti confronti per pensare alla coreografia della domenica e ti rimbocchi le maniche per dare un aiuto nella realizzazione”. Vanessa Zinzi è un esempio di donna che ha trovato uno spazio d’espressione e di partecipazione sui gradoni della Curva del Ceravolo senza mai essere emarginata o discriminata.
Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa