Fin da piccola assisteva agli allenamenti pomeridiani della squadra mentre giocava con gli amici sui gradoni del Ceravolo
C’è l’odore di bucato ed erba appena tagliata tra i bei ricordi d’infanzia di Mariarita Ferragina, casalinga e mamma di 54 anni. Da bambina trascorreva i pomeriggi insieme ai ragazzi del suo rione a giocare sui gradoni dello Stadio Ceravolo, mentre sul campo si svolgevano regolarmente gli allenamenti della squadra della città. “Grazie all’intermediazione della figlia del custode avevamo accesso alla struttura durante i giorni infrasettimanali. Ci era permesso di stare nel settore dei distinti e da lì ammiravamo i giocatori. Per me non erano degli eroi irraggiungibili ma delle figure familiari che osservavo con estrema naturalezza” racconta Mariarita mentre davanti ai suoi occhi si materializza l’immagine delle divise giallorosse stese ad asciugare sulla terrazza dell’edificio che oggi è stato sostituito dalla moderna palazzina che ospita gli spogliatoi e la sala stampa: “Quelle magliette qualche volta sono arrivate anche a casa mia perché mia mamma si rendeva disponibile a rammendarle con la macchina da cucire”.
Scavare in quegli anni per Mariarita è come sfogliare un album di famiglia in cui si susseguono istantanee evocative di persone, situazioni, emozioni: “Sono cresciuta in simbiosi con il Catanzaro Calcio perché le mura di casa mia finivano dentro lo Stadio e il mio sguardo era costantemente proiettato sul quel rettangolo verde. Era normale per me assistere alla routine dei giocatori. Ricordo Massimo Mauro arrivare con la sua Vespa o Tato Sabatini e Maurizio Turone correre lungo il perimetro del campo”.
Anche la partita era un evento che entrava tra le mura domestiche e veniva vissuto come un rituale da tutti i condomini: “Ho seguito le prime partite dal terrazzo della mia vicina di casa, una tifosa molto appassionata che ancora oggi a 96 anni segue con interesse le sorti del Catanzaro. Avevamo una visuale privilegiata da quello che per l’occasione, ogni domenica, si trasformava in un salotto per molte persone del quartiere” spiega Mariarita che da questa influenza giallorossa non è mai guarita e a partire dagli anni novanta ha sempre sottoscritto l’abbonamento stagionale. “Nella gioia e nel dolore” è il motto a cui ha tenuto fede nel corso del tempo non rinunciando mai a sostenere le Aquile tra fallimenti societari, campionati avari di soddisfazioni, momenti critici: “Quelle situazioni mi sono servite per temprare la mia personalità da tifosa. Ho resistito quando a frequentare lo Stadio eravamo in pochi e non c’erano motivi per gioire. Oggi sono in grado di apprezzare l’operato della Società e della squadra. Si sta lavorando molto bene. Lo dimostra il fatto che abbiamo un’identità e possiamo andarne fieri in tutta Italia. Dovremmo essere consapevoli che serve tempo e mentalità per continuare a costruire una posizione solida in un campionato competitivo e ostico come quello di Serie B”. È una dichiarazione d’amore e di fiducia che Mariarita rinnova ad ogni appuntamento con i giallorossi: “Il Catanzaro Calcio è parte della mia famiglia, è parte di me. Non posso definirlo un hobby o un passatempo. È un interesse che ti fa muovere dalla poltrona di casa per andare a sostenere la squadra sotto la pioggia rinunciando a svaghi o distrazioni di qualsiasi altro genere. Condivido questa esperienza con mio marito, mia sorella e la mia amica Monica. Abbiamo consolidato l’abitudine di arrivare almeno due ore prima del fischio d’inizio e di respirare l’atmosfera festosa e conviviale del pre-gara, la stessa a cui ero abituata fin da bambina”.
Affronta senza difficoltà la disamina della partita con chiunque: “Mi capita esprimere il mio parere anche con gli uomini ed è un confronto alla pari. Il calcio non è più un affare al maschile. È evidente che oggi la presenza delle donne allo Stadio è aumentata e anche la loro competenza in questo settore. L’apertura nei nostri confronti è andata di pari passo con quella della società che ha riconosciuto, almeno formalmente, la parità di genere”.
Viaggiando tra passato e presente, Mariarita esprime la sua ammirazione per l’intoccabile Massimo Palanca, per le vecchie glorie Bivi e Sabato, fino ad arrivare all’attuale capitano Iemmello a cui attribuisce il merito di “metterci sempre il cuore alla stregua di un vero tifoso”.
Conclude con una considerazione significativa: “La nostra città purtroppo ha ancora tanti problemi economici, sociali, di occupazione. Per questo motivo il calcio resta ancora oggi uno strumento di riscatto e di vanto a cui tutti facciamo affidamento. Il campionato da record dello scorso anno è servito per ripagare l’ambiente delle tante “sofferenze” del passato e ha riacceso la fiamma dell’entusiasmo. Adesso serve costanza, temperanza e impegno anche da parte di noi tifosi”.
Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa