Valeria Parentela, in Curva per far stare bene il cuore

A dieci anni mise piede per la prima volta allo Stadio con la curiosità di vedere in campo dei “personaggi” che l’avevano incantata con le parole durante un incontro pubblico

I canti che si alzano dalla Curva “Massimo Capraro” sono la colonna sonora dei suoi momenti felici e spensierati. La partita del Catanzaro è un appuntamento fisso per Valeria Parentela, 31 anni, laureata in Sociologia e Pedagogia e maestra in una scuola per l’infanzia.

Per tutti i novanta minuti unisce la sua voce a quella degli altri tifosi giallorossi, tra bandiere che svolazzano e striscioni che si dispiegano davanti ai suoi occhi: “Per me vivere la Curva è qualcosa che fa bene al cuore, perché il tifo fatto spalla contro spalla, mi trasmette sensazioni ed emozioni positive. Stare lì mi permette di sentirmi parte di un gruppo, di esprimere pienamente il mio attaccamento alla squadra. È anche l’occasione per staccare dalla routine facendo qualcosa di diverso e che mi diverte” spiega.

La prima volta che mise piede sui gradoni dello Stadio Ceravolo era una bambina di 10 anni con la curiosità di vedere in campo dei “personaggi” che l’avevano incantata con le parole: “In uno dei pomeriggi trascorsi nella sede dell’associazione “La fabbrica dei sogni” abbiamo ricevuto la visita dei giocatori dell’epoca. C’era Briano, Lafuenti, Toledo, Ferrigno. Ognuno di loro ha raccontato la propria esperienza, svelandoci gli aspetti umani e personali che avevano determinato la loro scelta di intraprendere la carriera di calciatori”. Quanto è bastato per trascinare Valeria nell’ambiente giallorosso, dove arrivò accompagnata dal nonno, Pino Ranieri, in arte Ulisse, autore del brano “Una città nel pallone”, un inno al sogno calcistico collettivo che “accendeva di colore, di fumo e di allegria” il capoluogo calabrese: “Ho ricordi nitidi di quella giornata trascorsa in tribuna. Avevamo portato con noi anche mia mamma. Era il 2003 e giocavamo contro il Sora” racconta Valeria che di quella stagione custodisce gelosamente le fotografie con i suoi beniamini e un foulard autografato da Giorgio Corona.

Depositaria di una lunga tradizione di famiglia, negli anni ha continuato a coltivare l’interesse per le sorti del Catanzaro Calcio fino a quando, nel 2011, ha iniziato a condividere l’esperienza di assistere alla partita dal vivo, in casa e in trasferta, con il fidanzato Emanuele, tifoso sfegatato: “Il coinvolgimento per la stessa squadra ci permette di condividere avventure emozionanti e avvincenti. Eravamo insieme quando abbiamo provato amarezza e delusione per la sconfitta a Padova che ha decretato la nostra eliminazione dai Play Off. Così come eravamo fianco a fianco ad esultare per la promozione in serie B conquistata a Salerno. Una giornata indimenticabile in cui l’adrenalina non ci ha fatto avvertire neppure la stanchezza, al punto che rientrati dalla trasferta ci siamo precipitati al Ceravolo per omaggiare la squadra”.

Valeria ci confessa di non contenere la sua esplosività e la sua vivacità mentre sostiene la squadra: “Negli ultimi anni la presenza delle donne in Curva è maggiore e questo mi permette di sentirmi meno osservata e più libera di tifare senza incorrere in giudizi per il modo che ho di esprimermi”.

C’è fierezza e soddisfazione nel giudizio che formula per la squadra di mister Vivarini: “Tutti i catanzaresi dovrebbero essere consapevoli che questi ragazzi, con le loro gesta sportive, ci danno la possibilità di farci notare. Di far parlare bene della città. Ogni successo è stato meritato sul campo in maniera onesta e con l’impiego delle proprie forze. È la storia di una piccola città che si fa strada da sola”.

Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa

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