Elvira Canino, dai ricordi con nonno Amedeo alla condivisione degli spalti con le figlie

Cresciuta in una famiglia in cui il calcio era un argomento all’ordine del giorno e seguire la squadra della città rientrava nella routine domenicale

Per Elvira Canino il Catanzaro è un ponte verso le sue emozioni più autentiche. Quelle che riaffiorano in lei quando sfoglia l’album di famiglia e si imbatte nella fotografia, scattata in analogico, in cui è ritratta da ragazza, sorridente e piena di vita, con i suoi lunghi e folti capelli ricci e rossi, mentre abbraccia un uomo anziano con i baffi, dallo sguardo vispo e una sciarpa giallorossa al collo.

Un’immagine che la riporta indietro nel tempo, a quando restava incantata per ore ad ascoltare i racconti appassionati di nonno Amedeo, o a quella volta che nella primavera del 2004, si è messa alla guida della sua automobile per andare a festeggiare, proprio insieme a lui, un simpatico signore di novant’anni con un passato da atleta, il traguardo della promozione in Serie B delle Aquile. “Un’esperienza indimenticabile” commenta con un velo di commozione Elvira, 46 anni, infermiera, mamma di tre figlie e tifosa giallorossa.

Cresciuta in una famiglia in cui il calcio era un argomento all’ordine del giorno e seguire la squadra della città rientrava nella routine domenicale al punto che, in occasione delle partite casalinghe, l’orario del pranzo era anticipato alle undici di mattina: “Mia madre sapeva di dover preparare qualche ora prima perché poi mio padre e i miei due fratelli andavano allo Stadio. Ero incuriosita anche io da quel mondo ma i miei genitori, che erano molto protettivi nei miei confronti, ritenevano che quell’ambiente non fosse adatto ad una bambina. Ho iniziato a frequentare il Ceravolo da ragazza insieme al mio fidanzato” racconta Elvira a cui la vita ha portato via troppo presto papà Nando, scomparso a soli 44 anni, privandola della possibilità di condividere con lui, una volta cresciuta, l’emozione di tifare dal vivo per il Catanzaro.

Con al collo la sua sciarpa bianca e datata, su cui si legge la scritta Massimo (dedicata a Massimo Capraro), regalatale da suo fratello, non è mai mancata all’appuntamento negli ultimi vent’anni, ad eccezione di qualche breve interruzione nel periodo delle gravidanze: “Ho continuato a sostenere la squadra anche durante i periodi più critici della Serie C, quando non arrivava mai nessuna soddisfazione e i bocconi amari da mandare giù erano tanti. Qualche volta ho dovuto dare priorità agli impegni di mamma, ma ovunque mi trovassi ho tenuto sintonizzata la TV per non perdermi quello che accadeva in campo”.

Ha trasmesso la sua febbre giallorossa alle figlie Giulia (17 anni), Benedetta (16 anni) e Valentina (8 anni). In modo particolare è la secondogenita di casa ad aver instaurato un legame molto forte con l’ambiente della tifoseria, trovando accoglienza in Curva da parte degli Ultras. Tra i gradoni della “Capraro”, Elvira tifa spalla a spalla con la sua amica e collega Mary, che ha preso il posto dell’amata figlia Martina, scomparsa all’improvviso la scorsa estate.

Sulla presenza femminile allo Stadio, Elvira Canino si esprime in maniera netta: “Non sono mai stata vittima di atteggiamenti discriminatori. In rari casi ho percepito la volontà di prevaricare con fare maschilista e sono riuscita, con garbo e determinazione, a riportare la situazione in equilibrio”.

Del suo attaccamento ai colori giallorossi non ne fa un mistero, intrattenendosi a parlare del Catanzaro anche in reparto con i suoi pazienti: “Il mio coordinatore nell’organizzare i turni di lavoro ha tenuto conto della mia richiesta di avere il sabato pomeriggio libero per poter andare allo Stadio. Gli sono molto grata per avermi concesso questa possibilità”.

Se le gesta sportive di Re Giorgio Corona l’hanno fatta sognare ad occhi aperti, l’amicizia di suo papà con il mito indiscusso Massimo Palanca è stato un bell’indizio per rintracciare gli aspetti più sani del mondo del calcio.

Sui suoi beniamini giallorossi formula un giudizio più che positivo: “Abbiamo una squadra importante che può raggiungere ottimi livelli. Il merito è principalmente di Mister Vivarini, per cui nutro una grande stima. Il mio giocatore preferito è Scognamillo che ammiro per la sua dote di grande motivatore del gruppo”.

Il ricordo più bello risale alla scorsa stagione per il salto di categoria che si è materializzato a Salerno, mentre il ricordo più brutto è legato alla recente trasferta di Cosenza per l’ostilità dimostrata dalla tifoseria avversaria.

Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa

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