Maria Elena Rappoli, in Curva maschi e femmine alla pari: c’è solo il Catanzaro

Da quarant’anni con il riflesso della bandiera giallorossa negli occhi e nel cuore

Il tempo ha la straordinaria capacità di mostrarci ciò che conta davvero. Ciò che resiste, che nell’inesorabile fluire della nostra esistenza non sbiadisce, ma si rafforza. Così è stato per Maria Elena Rappoli e la sua fede calcistica per il Catanzaro.

Quarant’anni attraversati con il riflesso della bandiera giallorossa negli occhi e nel cuore. “Mi sono resa conto del peso considerevole del mio lungo percorso da tifosa quando, qualche giorno fa, aprendo un cassetto per puro caso ho ritrovato una busta con tutti gli abbonamenti stagionali. Quando ho avuto tra le mani quei pezzi di carta mi sono resa conto che erano davvero tanti”. Era il 1984, e Maria Elena, una studentessa di 17 anni, iniziò a frequentare con assiduità la Curva del Ceravolo e, insieme ad altre giovani ragazze, fondarono uno dei primi gruppi ultras femminili d’Italia, il Commando Girls.

“Dall’ incontro con altre tifose, tra cui Margherita Bovino e Aurelia Ciacci, nacque l’idea, condivisa con il Catanzaro Club – che ci ospitava nella sua sede – di aggregarci. Fu un’esperienza bellissima” ricorda Maria Elena, oggi impiegata di 57 anni.

Gli Anni Ottanta furono quelli in cui sulle gradinate arrivarono le prime ragazze che reclamavano il loro spazio. Iniziate alla curva soprattutto dai parenti, erano pronte a tifare al fianco dei maschi, in quella che diventò per loro una sorta di scuola di vita. Il primato era conteso con le Ultra Girls della Sampdoria, ma presto le quote rosa si fecero riconoscere negli stadi di tutta Italia. In risposta alle rivali blucerchiate, sulla sponda opposta del Bisagno di Genova, arrivarono le Ragazze della Fossa, a Milano e Roma spuntarono le Donne Rossonere e le Ragazze Giallorosse, a Bologna le Urb Girls, a Bergamo e Bari le sezioni femminili di Brigate Nerazzurre ed Ultras. Al Comunale di Torino, infine, le donne ultrà della Curva Maratona.

Quello del Commando Girl “era un gruppo molto integrato nella tifoseria del Ceravolo – rievoca Maria Elena -. Non siamo mai state discriminate. Eravamo attive e propositive: insieme agli altri gruppi organizzati decidevamo la coreografia da realizzare e prendevamo parte a ogni iniziativa. In curva campeggiava anche il nostro striscione che oggi conservo nel ripostiglio di casa mia”. Il suo racconto restituisce l’immagine di donne-tifose che offrivano la massima partecipazione nell’organizzazione del tifo e nella produzione del materiale. Con il tempo, però, le ultrà del Commando Girl si persero di vista, anche a causa di trasferimenti per motivi di studio e di lavoro.

La scelta di Maria Elena di frequentare la Curva non fu mai osteggiata dalla famiglia: “Quando espressi il desiderio di andare allo stadio per la prima volta non avevo ancora 18 anni, ma ebbi subito l’approvazione dei miei genitori. Mio padre essendo un grande tifoso, disse subito sì”.

L’amore per la squadra della città era un sentimento con cui Maria Elena aveva familiarizzato fin da bambina. I risultati sportivi delle Aquile condizionavano l’umore di papà Italo al punto che lei e suo fratello ogni domenica facevano gli scongiuri pur di vederlo tornare a casa con il sorriso. “Mio padre mi portava raramente allo stadio perché viveva troppo intensamente la partita. Lo raggiungevamo spesso con mia mamma quando verso la fine della gara venivano aperti i cancelli. Era una consuetudine che si era radicata soprattutto negli Anni Settanta quando la squadra era in serie A. Ero una bambina di sei anni e ricordo che riuscivamo a vedere gli ultimi 15 minuti di gioco”.

Nella sua mente si affollano ricordi belli e meno belli quando passa in rassegna la sua lunga vicenda di tifosa: “Il 19 marzo del 2023 a Salerno abbiamo vissuto una delle emozioni più grandi. La promozione in serie B giunta dopo tante delusioni e che ci ha ripagato di ogni sofferenza. L’episodio più triste per me, invece, è stato assistere alla disperazione di Massimo Palanca dopo aver sbagliato il rigore con la Triestina nella stagione ’87-’88. Quando si accasciò a terra, mi sono sentita anche io lì, proprio accanto a lui”.

Per Maria Elena il Catanzaro Calcio è appartenenza: “Esserci significa prendermi cura delle mie origini” si sofferma con emozione. Per lei, l’evento live della partita non ha mai perso il suo fascino: “Il giorno della gara raggiungo lo stadio quasi due ore prima del fischio d’inizio, sempre insieme alla mia amica Irene Longo. Sediamo sempre allo stesso posto in Curva, tifiamo fianco a fianco ed esultiamo abbracciandoci”.

Quella sciarpa con la scritta Commando Girls, ormai introvabile e un po’ sbiadita dal tempo, è il capo più prezioso del suo guardaroba.

Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa

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